Mentre a Torino gli studenti e le studentesse della media Calvino, del Liceo Gioberti e di altre scuole, insieme a quelli di Napoli, Milano, Firenze, Bologna, Roma e Cosenza, protestano contro la didattica a distanza e per il ritorno a scuola, a oltre un mese dall’ inizio del lockdown in Piemonte nessun segnale di inversione di marcia da parte del governatore regionale Cirio e dal Ministro dell’Istruzione perché ciò possa avvenire in condizioni di sicurezza. Anzi, negli ultimi giorni la pubblicazione dei dati sui contagi nelle scuole (su 27 mila studenti piemontesi sottoposti al tampone, 5.625 sono risultati positivi al Covid-19
; per il personale scolastico, su 10.370 tamponi effettuati i positivi sono 3.364) è stata utilizzata da esponenti del Giunta regionale della Città metropolitana per giustificare la chiusura delle scuole, senza assumere impegni di sorta. Una scelta che non ha confronti in Europa, dove i Governi di Germania, Francia, Irlanda, Olanda e persino del Regno unito hanno teso a salvaguardare il settore dell’istruzione unitamente alla salute di studenti e insegnanti.
La scuola e l’istruzione pagano così, per la seconda volta, le politiche scellerate messe in campo negli ultimi decenni in termini di mancati investimenti e tagli di risorse per sanità e scuola nell’ordine di decine di miliardi di euro, con l’aggravante che nemmeno quanto accaduto questa primavera ha insegnato qualcosa.
Durante l’estate, infatti, – mentre il ministro Speranza era impegnato nella stesura del suo autoreferenziale libro “Perché guariremo”, la ministra Azzolina si baloccava con la retorica della “scuola in presenza” a tutti costi e con i banchi a rotelle e i presidenti delle Regioni aprivano discoteche e tutto il possibile – nulla veniva fatto per potenziare il trasporto pubblico ed evitare l’“effetto sardine” negli orari di ingresso nelle scuole; nessun provvedimento è stato messo in atto per rafforzare le strutture sanitarie, in particolare i reparti Covid, e per l’assumere stabilmente personale medico e infermieristico; per quanto riguarda la scuola, Ministero e Regioni si sono distinti per l’assoluto immobilismo negli interventi per adeguare gli edifici scolastici esistenti, per aumentare il numero del personale docente, per la ricerca di nuovi spazi da dedicare alla didattica e ridurre così il numero di alunni per classe; nessun azione, inoltre, è stata avviata per predisporre un efficace e tempestivo servizio di prevenzione e monitoraggio sanitario nelle scuole e per effettuare test diagnostici e mettere in atto adeguate misure per il tracciamento. Si è preferito, invece, imboccare senza tentennamenti la strada della DDI (Didattica Digitale Integrata), indicando alla scuola pubblica la via obbligata dell’utilizzo acritico degli strumenti didattici delle piattaforme delle grandi multinazionali del web (da Google a Microsoft, da Facebook ad Amazon).
La scuola pubblica e tutte le istituzioni culturali affinché diventino realmente centrali nella vita del nostro paese, devono poter riaprire, devono poter tornare a vivere, tutelando la sicurezza e la salute di chi apprende e di chi lavora. Diciamo basta alla retorica degli annunci e alle promesse della ministra Azzolina, alla giostra dello scarico delle responsabilità tra “governatori” delle Regioni in cerca di visibilità, ministri e Governo centrale e Uffici scolastici regionali!
Chiediamo da subito al Governo centrale e alle Regioni impegni di spesa pubblica per acquisti di beni e servizi per potenziare sanità, scuola e trasporti.
Da parte nostra ci adopereremo per sostenere la lotta dei lavoratori della Sanità, degli insegnanti e degli studenti per una scuola e una Sanità pubblica e di qualità.
Ezio Locatelli Luigi Saragnese Loretta Deluca
segretario provinciale ex assessore comunale insegnante, Prc-Scuola
Prc- Se Torino alle risorse educative Torino
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