E’ scomparso all’età di 88 anni il compagno Walter Zanoni, una delle figure più significative del vissuto della sinistra torinese. Già partigiano inquadrato nelle SAP dell’Oltrepo Pavese, oltre ad essere stato dirigente provinciale e consigliere provinciale del Pci.
Walter è stato segretario provinciale e dirigente nazionale dell’Alleanza Contadini. Fra i fondatori di Rifondazione Comunista, attualmente iscritto al Circolo Che Guevara, Walter è stato fino all’ultimo partecipe alle discussioni e alle battaglie politiche, l’ultima delle quali condotta a sostegno della campagna elettorale de L’Altra Europa con Tsipras. Con Walter se ne va un pezzo di storia politica della sinistra tornese e di Rifondazione Comunista. A noi portarla avanti. Grazie Walter per quello che hai fatto e hai dato. Ai famigliari l’affetto e le sentite condoglianze della federazione provinciale di Rifondazione Comunista di Torino.
La segreteria provinciale PRC
Commemorazione di Stefano Alberione al funerale di Walter Zanoni
“A Valter (Walter)” – Torino, 9-12 febbraio 2015
Siamo qui in tanti e tante per salutare Valter, rappresentanti dell’ANPI, militanti sindacali, militanti politici di diverse organizzazioni, semplici amici, vicini di casa, ma soprattutto compagni e compagne.
Valter è stata una persona alla quale era difficile non volere bene e per la quale non portare rispetto.
Un uomo mite, dolce, schivo, ma di grandi e fermissimi principi. Semplici e fermi.
Valter è un stato un uomo che ha vissuto una vita piena, una vita esemplare per tutti noi. E’ stato soprattutto un operaio comunista, con i due termini intimamente connessi.
Colto, di quella cultura non scolastica per la quale non contano tanto la quantità di nozioni di cui disponi ma la consapevolezza che hai della tua vita, della società in cui vivi, del senso della storia che ti tocca di vivere.
La vita di Valter è rappresentativa di quella generazione di ragazze e ragazzi che scesero in campo contro il fascismo, nella resistenza italiana, e furono, dopo la Liberazione la spina dorsale della costruzione dell’Italia democratica.
Noi siamo fortunati, perché Valter ci ha lasciato una testimonianza diretta: si è raccontato da solo, ha scritto nel 2008, un piccolo libretto dal titolo “Ricordi degli anni vissuti”, un piccolo gioiello in cui, ripercorrendo la sua vita dalla nascita ai primi anni ’90, racconta con parole chiare e dirette la storia d’Italia, attraverso la propria storia, della sua famiglia, del movimento operaio e sindacale. La racconta, ne sono certo, pensando che il problema era farsi capire dai giovani e dai giovanissimi, come, ad esempio, i suoi amati nipoti Alessia e Federico.
Anche questo scrivere la propria storia di operaio e militante comunista, oltre che essere con tutta evidenza un’opera pedagogica offerta alle giovani generazioni, è un atto, al contempo, di resistenza: non lasciar che lor signori, i vincitori del momento, pretendano di riscrivere la tua storia.
Ha fatto tutto quello, e lo vedremo, che un militante comunista potesse fare.
Nato a Torino nel 1926, secondo genito (il fratello maggiore, Felice nacque due anni prima) da papà Duilio, veneto, artigiano vetraio, di grande mestiere artistico (faceva interventi nelle case borghesi, nelle chiese, nelle grandi opere dell’epoca, come la stazione di Porta Nuova) e mamma Maria, chiamata Giuseppina, lombarda dell’Oltrepo pavese (nei pressi di Voghera), che nella crisi economica degli anni trenta aveva dovuto inventarsi un lavoro domiciliare da sarta.
Vive la sua infanzia nel quartiere popolare Vanchiglia, tra Via Buniva e Via Barolo.
A tredici anni frequenta le medie serali perché di giorno già lavora in un negozio di ferramenta.
A quattordici anni entra nella prima fabbrica (che produceva bulloni di ottone e di acciaio) qualifica: operaio, mansione: produrre mille bulloni in 8 ore e mezza di lavoro giornaliero.
Dopo l’ennesimo bombardamento degli “Alleati” sulla città di Torino, che miete numerose vittime civili proprio nel borgo Vanchiglia, la famiglia Zanoni sfolla nell’Oltrepo pavese, nella casa della famiglia di origine di mamma Giuseppina.
E’ qui che a diciassette anni (siamo nel ’43, dopo l’armistizio dell’8 settembre, con “la fuga ingloriosa del Re verso lidi sicuri”, lo sgretolarsi dello Stato, il disfacimento del suo esercito e la proclamazione della Repubblica di Salò) che Valter prende i contatti con i partigiani, viene inquadrato nelle SAP (squadre armate partigiane) e si iscrive al PCI clandestino. E’ attivo nel supporto dei soldati sbandati in fuga dalla guerra e nella propaganda contro l’occupazione nazista e la Repubblica fantoccio dei fascisti di Mussolini.
Partecipa ad azioni anche molto pericolose e conosce da vicino la morte di giovani come lui.
Più la sconfitta nazi-fascista maturava e più diventava feroce la loro condotta.
Valter non perdonerà mai quei dirigenti della sinistra che, molti anni dopo, “perdonarono” i ragazzi di Salò, con l’ambizione di legittimarsi quale forza e classe dirigente di “governo”.
Subito dopo la Liberazione, la famiglia Zanoni torna a Torino, ad essa si ricongiunge anche il fratello Felice, che era stato deportato in Germania a lavorare.
Valter assolve gli obblighi di leva negli Alpini a Susa lì incontra la passione per la montagna e lo sci, che non abbandonerà più.
Poi, milite assolto, i fratelli Valter e Felice hanno l’opportunità di essere assunti alla Fiat SPA, che produceva camion.
Siamo dopo la vittoria della Repubblica sulla Monarchia e il drammatico passaggio dell’aprile 1948 (le elezioni in cui le forze socialiste e comuniste unite vengono battute da una Democrazia Cristiana iniquamente finanziata dagli americani) allorché di nuovo i comunisti si trovano spesso soli a combattere i vecchi e nuovi padroni nella società e nelle fabbriche, mentre il Paese vive la ricostruzione del dopoguerra.
Sono “gli anni duri alla Fiat”. Il padronato riacquisisce il pieno controllo delle fabbriche, dispiega l’attività antisindacale in modo capillare, scientifico, nei confronti degli operai comunisti. Gli anni di Valletta e dei licenziamenti discriminatori dei comunisti e degli iscritti alla CGIL.
Valter divenne segretario della cellula di fabbrica del PCI della Fiat SPA che contava oltre duecento iscritti, e già a metà anni cinquanta faceva parte del Comitato Federale del PCI.
Ecco come Valter racconta come venne trattato dalla FIAT: “… la Direzione istituì per me, oltre il primo e il secondo turno, anche quello notturno. Nella mia officina durante i turni giornalieri lavoravano circa cinquecento operai, mentre nel mio turno di notte ero solo…” Altro che mobbing.
Viene eletto nella Commissione Interna (cioè in quella che all’epoca era la rappresentanza di fabbrica dei lavoratori) e poco prima di esserne rieletto viene trasferito a lavorare alla Officina Sussidiaria Ricambi ribattezzata Officina Stella Rossa, il reparto in cui erano stati confinati oltre 150 operai combattivi. Anche in questi anni di durissimo regime di fabbrica, gli operai dell’Officina Stella Rossa non si piegarono, rimanendo spesso i soli a scioperare per il rinnovo del contratto, ma tenendo viva la fiamma della speranza non solo per loro stessi ma anche per tutti gli altri operai piegati dai rapporti di forza sfavorevoli.
Alla fine furono tutti licenziati. Ancora una volta tentavano di battere le idee, il progetto di “un mondo migliore”, piegando gli uomini, spogliandoli del salario e del diritto e della dignità del proprio lavoro. E oggi, di nuovo, la storia tentano di ripeterla, con inediti e, fino a ieri, insospettabili sodali.
E’ a quel punto che Valter venne chiamato a svolgere l’attività di funzionario di Partito, prima nelle sezioni di Barriera di Milano poi nel Pinerolese.
Nel 1960 divenne anche amministratore dell’ASTRA, la cooperativa che cura i servizi funebri per tanta parte della sinistra torinese.
Nel 1962 venne mandato a dirigere l’Alleanza dei Contadini, l’organizzazione dei contadini di sinistra (socialisti e comunisti soprattutto), organizzazione certo minoritaria in quel settore sociale (dominato dalla “democristiana” Coldiretti), ma che permise a Valter di fare una nuova ed intensa esperienza politica. Durerà quasi vent’anni.
Siamo all’inizio degli anni ’60 e prende piede un fermento sociale nuovo. Sono gli scioperi del ’62, Piazza Statuto, che preparano il terreno, qui a Torino, all’esplosione del movimento studentesco del ‘67-’68 e del ’69 operaio, ma anche il mondo contadino ne viene influenzato e dà vita a significative vertenze di lotta.
Nel ’63 conosce Piera (la quale aveva già lavorato per la federazione provinciale del PCI e che ora lavorava anch’ella all’Alleanza dei contadini). Un anno dopo si sposano. Vanno a vivere in Corso Regio Parco. Pochi anni dopo nascerà Cinzia. Si ameranno tutta la vita.
Nel ’64 viene eletto, per la prima volta Consigliere Provinciale, tra gli altri con Luigi Gatti, Elio Marchiaro, Luciano Manzi, Brenno Ramazzotti; nel ’70 viene rieletto consigliere provinciale, tra gli altri con di nuovo Elio Marchiaro, Luciano Manzi e poi Fernando Gattini e Vittorio Negro (il quale sarà poi anche Presidente Provinciale dell’ANPI).
Valter è stato poi segretario regionale degli allevatori piemontesi e Presidente dell’Istituto Zooprofilattico nonché consigliere comunale a Carignano.
Sono gli anni attraversati dalle grandi campagne internazionaliste contro la guerra nel Vietnam, dalla rivolta operaia per la riconquista di un’unità di azione e di un salario adeguato, dalle lotte per la tutela della salute, per il diritto alla casa e per la scuola pubblica, dalla rivolta studentesca contro le gerarchie costituite, costumi sociali vetusti, morali divenute insopportabili, liberazione progressiva delle e dalle Istituzioni totali.
Nel ’79 Valter e famiglia si trasferiscono definitivamente nelle case della Cooperativa “Di Vittorio” di Via Reiss Romoli. Un enclave comunista nella V^ Circoscrizione dove il PCI nell’elezioni amministrative prendeva oltre il 70%.
Poi la sconfitta dell’80, gli anni del craxismo, la sconfitta del referendum a difesa della scala mobile, il decennio che si conclude con la caduta del Muro di Berlino, l’implosione dell’URSS ed il cambio di nome e di pelle del Partito Comunista Italiano.
E Valter cosa poteva fare? Sentiamolo dalle sue parole “…non posso non ricordare la grande assemblea che organizzammo al Circolo De Angeli (con Emilio Pugno, Elio Marchiaro, Luigi Passoni, Maria Grazia Sestero, Gianni Alasia, Andrea Filippa, Gianni Dolino, Mariangela Rosolen, e i più giovani tra i quali Gianni Favaro e testimone chi vi parla) per consegnare la nuova tessera del nuovo Partito della Rifondazione Comunista stampata in tutta fretta. Da allora è cominciata la nuova storia di noi che abbiamo voluto e vogliamo restare comunisti, certo, senza nascondere gli errori del passato, sforzandoci di capire per diventare più forti… e far parte dei movimenti che si battono per la pace, contro le ingiustizie per una società migliore. Si, noi vogliamo e dobbiamo essere con loro, senza pretendere di essere i primi della classe, ma di confrontare le nostre idee e le nostre proposte con gli altri. Ma io personalmente penso che, sia fuori che dentro il partito, una cosa dobbiamo difendere: il ‘900 non va seppellito se vogliamo che i giovani che vogliamo avvicinare e conquistare, sappiano capire gli sbagli ma anche il valore delle grandi lotte del movimento comunista.”
In Rifondazione Comunista è stato componente più volte del Comitato federale e regionale ed in ogni caso è stato sempre, al di là degli incarichi formali, del gruppo dirigente effettivo, per autorevolezza, acutezza di analisi, pacatezza di comportamento.
Ha partecipato agli scontri congressuali, sempre senza astio, anche da posizioni a lungo di minoranza, sempre con lealtà e aborrendo le divisioni e gli abbandoni che si sono prodotti nel tempo.
E’ stato sempre punto di riferimento essenziale di quello che è stato il più grande Circolo territoriale d’Italia di rifondazione: il Che Guevara della V^ Circoscrizione.
Negli anni ’90 viene nuovamente eletto consigliere provinciale, questa volta per Rifondazione (con Elio Marchiaro e Barbara Tibaldi) ed ecco cosa diceva il 18 febbraio 1997 in Consiglio (report istituzionale): Valter Zanoni ha sostenuto che: “… con la scelta dell’alta velocità sparirebbe il vivere civile della Val di Susa; si devono cercare altre soluzioni difendendo gli interessi reali della gente”.
Infine voglio riportarvi tre cose che mi hanno colpito.
L’altro ieri un suo caro amico, Natale Calamia, ha raccontato che di fronte alla rabbia che egli esprimeva perché un nuovo monumento dedicato alla lotta partigiana era stato sfregiato con scritte neofasciste, Valter, pacatamente replicava: “vedi noi abbiamo combattuto anche per difendere la loro libertà di fare questo”,
La seconda, me l’ha detta Cinzia: “Papà è stato con i nipoti Alessia e Federico nonno e padre allo stesso tempo”.
L’ultima è la curiosità sul suo nome: era nato Walter, con la doppia v, ma il fascismo lo ridusse anagraficamente in Valter, con la v semplice (il fascismo in piena autarchia cambiava i nomi alle persone, alle vie e alle città), lui si firmò sempre Walter, con la doppia v, come atto, quasi quotidiano, di resistenza e ripudio del fascismo.
Walter, comunista e combattente dunque senza perdere la tenerezza.
Porterei chi urla sguaiatamente che quelli che fanno politica son tutti uguali e vivono nel lusso, in pellegrinaggio alla casa di Valter, militante comunista rivoluzionario, combattente per tutta una vita, il cui lusso è avere appeso in soggiorno una riproduzione del Quarto Stato, per non dimenticare mai chi si è, da dove si proviene, con chi si vuole stare.
E’ ora il tempo del commiato, Te ne sei andato, caro Walter, dopo una malattia durata quasi un decennio, affrontata e combattuta a lungo fino a che le forze Ti hanno retto.
Resterai per sempre nel cuore dei Tuoi cari, della Tua amata Piera, di Tua figlia Cinzia e dei Tuoi nipoti Alessia e Federico, ai quali va tutto il nostro affetto in questo triste momento.
Per noi, per il Partito della Rifondazione Comunista, per il segretario nazionale Paolo Ferrero, per me, a nome della Direzione Nazionale, per il segretario del Tuo Circolo, Mauro Canavese e della Federazione Provinciale, Ezio Locatelli, e per tutti i compagni e le compagne comuniste, ovunque collocati organizzativamente, che il commiato da Te sia l’impegno nel mantenere nel nostro agire, nel nostro lavoro politico, nelle lotte, nelle nostre relazioni umane, la memoria storica di ciò che è stata una straordinaria generazione di militanti operai, sindacalisti, e di Te, caro Valter, anzi Walter con al doppia v, che salutiamo a pugno chiuso, e che la terra ti sia lieve. Ciao Walter.
Torino, 12 febbraio 2015
Per la Direzione Nazionale
Stefano Alberione
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