REGIONE PIEMONTE: LA SINISTRA RICONQUISTI LO SPAZIO PERDUTO DI UNA ALTERNATIVA

di Ezio Locatelli

Peggio di così per Roberto Cota, presidente leghista del Piemonte, non poteva finire: travolto in pieno, lui e la sua maggioranza, dallo scandalo delle firme false, dal rinvio a giudizio di quaranta consiglieri regionali per uso illecito di fondi pubblici. A fronte di questa situazione, dopo scandali e inchieste che ne hanno minato legittimità e rappresentanza politica, impensabile è che la Giunta Cota prosegua sulla propria strada, tanto più che i giudici amministrativi Tar hanno invalidato le elezioni del 2010 per la brutta storia delle firme fasulle.

Se poi, oltre alla vicenda giudiziaria, si mette in conto l’operato di questi anni di una maggioranza che ha fatto politica sullo smantellamento dell’intervento pubblico e sulle privatizzazioni, sulla cancellazione di fondamentali diritti di cittadinanza sociale allora non c’è santo che tenga. Certamente Cota e tutta la sua combriccola di mestieranti sprovvisti di qualsiasi cultura dell’interesse pubblico se ne devono andare a casa. Il punto in discussione è: per fare che cosa, per andare dove?

Se il problema fosse semplicemente di mettere in campo una proposta dotata di maggiore credibilità e capacità gestionale a garanzia di un blocco di potere economico finanziario allora andrebbe bene il ritorno del sempiterno Sergio Chiamparino, questa volta nella veste di candidato a presidente della Regione Piemonte. Infatti Chiamparino capo dimissionario di una fondazione bancaria, la Compagnia di San Paolo, si presenta come l’”uomo giusto” non solo per il centrosinistra – sempre più centro – ma per settori di centrodestra. E’ la politica delle “porte girevoli” per la quale i meccanismi del potere funzionano sempre più in base ad un interscambio di ruoli di comando tra mondo delle imprese, della finanza e apparati politici.

Ecco un distillato del pensiero di Chiamparino – pensiero espresso in diverse occasioni – per dire del significato di una candidatura: “bisogna liberalizzare, privatizzare” società e servizi pubblici; “serve un progetto di profilo riformistico che punti a usare il mercato il più possibile riducendo la pervasività della politica”; “Marchionne sta proponendo un nuovo modo di lavorare…merita un tappeto rosso”; “il Tav è futuro”; “l’inceneritore del Gerbido è un grande investimento”. Non c’è bisogno di aggiungere molto per capire che non c’è alcuna proposta di sganciamento da un modello di riferimento, il modello neoliberista, il cui obbiettivo è l’espansione del mercato passando attraverso il progressivo abbandono della centralità dell’intervento pubblico. Questo è un modello, Cota o Chiamparino che dir si voglia, che ha finito per invalidare le tradizionali e contrapposte identità politiche tra Destra e Sinistra, un modello il cui denominatore comune è la distruzione di un sistema di diritti, il diritto alla salute, allo studio, al lavoro, alla cultura, ai servizi.

Non è più tempo di traccheggiare, di rimanere impantanati nella politica minimalista del meno peggio il cui unico risultato è di portarci sempre più al peggio. La Regione Piemonte ha davvero bisogno di respirare aria nuova e pulita, di candidature e programmi che segnino una rottura con politiche liberiste, di austerità a senso unico, con politiche di smantellamento di servizi pubblici e di beni comuni il cui danno sociale è sotto gli occhi di tutti in termini di aumento della precarietà e dell’insicurezza sociale, di perdita di posti di lavoro, di distruzione del territorio.

La sfida politica oggi si nutre della identificazione in tante lotte per un modello economico, sociale ed ecologico differente, di una idea di società e di convivenza fondata sulla solidarietà, la giustizia, la cittadinanza sociale. Le energie per questa sfida ci sono, sia che si tratti di forze di movimento, di forze organizzate o di società civile. Tante forze che si sono distinte in questi anni  per le battaglie contro le politiche neoliberiste di devastazione sociale, ambientale, del lavoro. Bisogna lavorare affinché queste forze, spesso disperse e ripiegate su se stesse, possano tornare in campo con una proposta di unità e di alternativa reale, di sinistra sul modello di quanto si sta costruendo intorno alla candidatura di Alexis Tzipras per le elezioni europee.

da “Lavoro & Salute” – gennaio 2014

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *