ARTESIO (FDS): LA PROPOSTA DI CONFERIMENTO DEL SIGILLO DELLA REGIONE PIEMONTE SU TAV È UNA OPERAZIONE POLITICA DI PARTE.

La proposta della Presidenza del Consiglio regionale di conferimento del sigillo della Regione Piemonte  alle imprese e ai dipendenti incaricati dei lavori del tunnel esplorativo di Chiomonte non è un atto istituzionale, è una operazione politica. La scelta annunciata è disallineata e asimmetrica rispetto ai precedenti comportamenti, a conferma della sua parzialità. Alcuni esempi: la Presidenza ha negato con l’obiezione della non “piemontesità”, rinviando a futuri regolamenti, la semplice commemorazione proposta da alcuni consiglieri, tra cui la sottoscritta, di Agnese Borsellino, Franca Rame, don Andrea Gallo. Forse che la prima non si sia distinta per l’affermazione della legalità? Forse che tutti i citati non abbiano esercitato con autonomia e coraggio le loro missioni intellettuali, spirituali, professionali, pubbliche?

Sul riconoscimento del valore del lavoro, la Presidenza del Consiglio regionale non ha accolto la proposta, da me avanzata con altri, di commemorare singolarmente i caduti sul lavoro, riconducendo il dramma degli infortuni e delle morti sul lavoro alla lettura una volta l’anno degli elenchi delle vittime. Non risulta sia stato conferito nelle situazioni offese dalla violazione delle norme di sicurezza da parte di imprenditori che evidentemente iscrivevano anche la mancata tutela della salute tra i requisiti della libertà di impresa. Non risulta che tale riconoscimento sia stato attribuito alle famiglie di Casale Monferrato vittime dell’ amianto, ai dipendenti del Mulino Cordero, alle maestranze della ThyssenKrupp. La evidente sproporzione accentua la distanza dell’istituzione Regione dalle popolazioni della Val di Susa. Qui non si discute di riprovazione della violenza, qui la Regione si schiera con il massimo della simbologia a fianco di chi realizza un’opera controversa, avendo finora ignorato quella società civile che si è mobilitata con conoscenza e con passione contro il progetto. Valga ad esempio la mancata audizione in commissione regionale del gruppo di studio sanitario della Comunità montana, formato da professionisti nè “estranei” alla Val di Susa nè in odor di estremismo, ma “rei” di manifestare preoccupazione, sulla base di evidenze epidemiologiche, per le conseguenze sulla salute dell’opera. Il gesto della Presidenza del Consiglio regionale scava un ulteriore solco con il sentire di parte (a mio avviso maggioritaria) della comunità, locale e non solo. Il gesto non produce relazione con le istituzioni, ma conferma la sordità nei confronti di coloro che dissentono e la “non cittadinanza” del dissenso nelle sedi istituzionali.

Torino, 11 settembre 2013

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