Basta guerra. Basta carovita.

Giornata nazionale di mobilitazione contro la guerra e contro il carovita. In tutta Italia Rifondazione in piazza per manifestare la propria ferma opposizione all’economia di guerra e antisociale attuata nel nostro Paese.

In Piemonte manifestazioni a Torino, Ivrea, Asti, Biella, Cuneo, Casale Monferrato, Tortona.

A Torino sono state consegnate al Prefetto quasi 800 firme della petizione popolare contro il caro bollette.

L’iniziativa intende portare l’attenzione sul pesante aumento del carovita e del costo delle bollette, originatosi già prima dell’invasione dell’Ucraina, a causa di speculazioni e privatizzazioni, ed accentuatosi con l’avvento dell’attuale “economia di guerra” perseguita dal governo Draghi.

Nel corso dell’incontro in Prefettura è stata argomentata l’insufficienza e l’iniquità delle misure tampone decise dal governo e sono state illustrate le proposte alternative di Rifondazione Comunista:  “Chiediamo il taglio delle spese militari, la tassazione delle grandi ricchezze, l’uso degli extraprofitti accumulati dalle aziende che producono e vendono energia per alleviare la condizione di crescente povertà che si sta determinando. Chiediamo il blocco degli aumenti in bolletta, un calmiere sui generi di prima necessità, l’aumento degli stipendi e delle pensioni, l’introduzione di un salario minimo legale di almeno 10 € netti l’ora” dichiara Fausto Cristofari segretario provinciale del Partito della Rifondazione Comunista Torino.

L’invio di armi sempre più potenti e la drammatica intensificazione delle operazioni militari nel teatro ucraino, producono sempre maggiori lutti al popolo ucraino, aumentano i rischi di un prolungamento indefinito nel tempo della guerra, di coinvolgimento di paesi vicini e di ricorso ad armi nucleari.
La guerra parallela, quella delle sanzioni, è inutile al pari dell’invio di armi per fermare il massacro mentre produce effetti disastrosi sulle economie europee facendo crescere ancora di più i prezzi delle materie prime, dei cereali e dell’energia e a cascata di tutti gli altri beni.
Il governo Draghi e la UE rispondono con politiche fiscali e monetarie recessive che sommandosi all’inflazione sempre più alta produrranno chiusure di aziende, disoccupazione, ulteriore perdita del valore d’acquisto dei salari delle lavoratrici e dei lavoratori e e dei redditi dei ceti popolari, ampliamento del numero di famiglie ridotte in povertà che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Di fronte a quello che si prefigura come l’ennesimo massacro sociale il governo aumenta le spese militari al 2% del PIL, taglia la spesa sociale e risponde al carovita con un bonus risibile, 200 euro, 17 al mese.
Contro il fariseismo di governi che parlano di pace, ma sostengono la guerra, la nostra campagna richiama la necessità di estendere le lotte per: fermare la guerra e il riarmo, e chiedere l’avvio immediato di trattative di pace,il blocco degli aumenti delle bollette, prezzi calmierati sui generi alimentari di prima necessità,aumenti generalizzati di salari e pensioni e una nuova scala mobile, un salario minimo legale a 10 euro netti all’ora.

 

 

 

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