Presidio unitario per la giornata nazionale contro il ddl concorrenza.

Sabato 14 maggio a Torino, ore 15:30 in piazza Carignano: presidio unitario per la giornata nazionale contro il ddl concorrenza.

Rifondazione Comunista è fra i promotori della manifestazione contro il decreto legge “Concorrenza”.
Il ddl concorrenza vuole uccidere il Pubblico per favorire il Privato. Il Mercato diventerebbe la normalità, il Pubblico diventerebbe l’eccezione.
Diciamo un chiaro NO al ddl concorrenza e al progetto dell’Autonomia Differenziata!
 
Ricostruiamo lo schieramento che portò alla vittoria del referendum del 2011!

31/5/2022. Le mobilitazioni hanno prodotto un primo, parziale, risultato. MA LA MOBILITAZIONE CONTINUA!

Il comunicato congiunto di Sinistra in Comune (Rifondazione Comunista, Sinistra Anticapitalista, DeMa, Torino Eco Solidale), Partito Comunista Italiano, Fronte Popolare

 
Il Disegno di Legge sulla concorrenza è andato al voto ieri, 30 maggio, in Senato, su spinta del presidente del consiglio Draghi e della stessa Unione Europea, che ne ha fatto uno dei presupposti per l’attuazione del PNRR. Come tutti e tutte ricordiamo, il DDL è stato oggetto, nei mesi scorsi, di varie mobilitazioni da parte di forze associative, sindacali, politiche, di movimento. Tema centrale delle mobilitazioni era in particolare la nuova normativa prevista per i servizi pubblici locali, che avrebbe trasformato il Mercato nella norma, e la gestione pubblica nell’eccezione. Ultima mobilitazione in ordine di tempo è stata la giornata nazionale dello scorso 14 maggio, che ha coinvolto varie città, fra cui Torino.
Contro questa parte del DDL concorrenza numerosi Consigli Comunali di grandi e piccole città, e 4 Consigli Regionali, hanno approvato Ordini del Giorno con i quali se ne chiedeva lo stralcio.
Ora, quasi in extremis, possiamo dire che un primo risultato, significativo, pur essendo parziale, è stato raggiunto: non, come sarebbe stato giusto ed auspicabile, lo stralcio dell’art.6, che contiene le norme sui servizi pubblici locali, ma quanto meno una sua parziale riscrittura.
Leggendo il nuovo testo, ci si rende conto che è stato cancellato l’obbligo per i Comuni, relativamente agli appalti superiori alla soglia comunitaria, di giustificare in anticipo presso l’Antitrust la scelta della gestione pubblica in house. Poi, per quanto riguarda l’istituzione di regimi speciali o esclusivi, è ora previsto che si terrà conto anche delle “peculiari caratteristiche economiche, sociali, ambientali e geomorfologiche” dei territori coinvolti. L’obbligo di monitorare i costi, al fine del “mantenimento degli equilibri di finanza pubblica”, (nonché della qualità e dell’efficienza della gestione del servizio) viene esteso, oltre che per la gestione in house, anche alle procedure di gara. Viene inoltre limitato il previsto potere della Corte dei Conti di valutare la costituzione di nuove società pubbliche o l’acquisizione di quote di partecipazione da parte della Pubblica Amministrazione: la Corte dei Conti dovrà fornire il proprio parere entro 60 giorni, dopo di che l’Amministrazione potrà comunque procedere, anche in presenza di parere negativo (parziale o totale), purché motivi la propria decisione e la pubblichi sul proprio sito internet. Infine, per ciò che riguarda la revisione dei regimi di gestione di reti, impianti e altre dotazioni, è prevista la “tutela della proprietà pubblica”.
Queste modifiche non cambiano l’impostazione complessiva, che resta di impianto liberista, del DDL concorrenza. Ma segnano comunque una battuta d’arresto nel disegno di ridurre al lumicino la già ridotta (per fattori economici e normativi) possibilità per i Comuni di gestire direttamente i servizi pubblici di loro competenza. La lotta per conquistare una nuova gestione partecipativa dei beni comuni e dei servizi pubblici è ancora lunga, ma l’essere riusciti, in questi tempi difficili, ad ottenere un sia pur parziale risultato, ci aiuterà tutti e tutte ad andare avanti con l’impegno e la mobilitazione, che non devono, né possono fermarsi, tenendo conto delle possibili insidie che potranno ancora emergere, nei prossimi mesi, in sede di conversione. (31/5/2022)

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