Il Sal8 sociale è un’occasione di dialogo e confronto sui diritti che si è tenuto l’8 Marzo per la Giornata Internazionale dei diritti delle donne presso l’Off Topic di via Pallavicino a Torino. A moderare l’Associazione Break The Silence e ospiti le realtà: SeNonOraQuando?, Torino Città Per le Donne, Strabarriere, La Poderosa. Annalisa e Daniela interventute per La Poderosa ci raccontano la serata.
Abbiamo conosciuto le giovani donne di Break the Silence (BtS) un anno fa in piazza a Torino durante una loro manifestazione: stendevano a terra dei blue jeans per stigmatizzare la violenza di quei commenti che ancora accompagnano le denunce di donne che hanno subito violenze sessuali e tendono a screditarle a colpevolizzarle. Poi abbiamo conosciuto il libro, “Break the Silence” appunto, frutto dell’iniziativa con la quale le quattro studentesse universitarie denunciando con un post sui social delle molestie sessuali hanno dato vita ad uno spazio per uscire allo scoperto e trovare il coraggio per reagire e che, grazie alla comunità che ha creato intorno a sé, contribuisce giorno dopo giorno a creare una società libera ed è diventato un vero e proprio movimento che oggi coinvolge sempre più persone, donne ed anche uomini, da nord a sud dell’Italia.
Break the Silence è dunque il nome del loro gruppo, il titolo del libro, una postura esistenziale, un’assunzione di responsabilità e un programma di azione.
Le invitammo a presentare il loro libro al Circolo Arci La Poderosa e tutte insieme realizzammo una bella serata di confronto “virtuale” (la pandemia ci teneva su internet) e poi, così che succede tra donne, siamo rimaste in contatto.
E quando BtS ha deciso di organizzare una serata per l’8 marzo sul tema del femminismo e delle discriminazioni di genere sul lavoro ecco che l’invito è stato ricambiato e come La Poderosa abbiamo volentieri aderito, senza fare a meno di raccontare la nostra militanza in Rifondazione Comunista in riferimento alla costituzione della CollettivA Menapace come ambito di impegno femminista dentro una organizzazione mista.
La serata si è svolta all’Off Topic a Torino. Bello il locale, un grande cortile esterno, tanti giovani che si intrattenevano con una birra o un aperitivo, maschi e femmine insieme a sentir parlare di temi di “donne”!
Alla serata hanno partecipato altre associazioni, alcune storiche come “Se Non Ora Quando” con l’intervento di Stefania Graziani, sociologa e attivista di SNOQ, che ha parlato del tema delle disuguaglianze di genere nel mondo del lavoro e della situazione dell’occupazione delle donne in Italia e in Europa. Buon intervento con interessanti spunti sui lavori di cura e la precarietà del lavoro delle donne.
Altre più recenti come “Strabarriere”, uno spazio online indipendente, nato con un intento puramente informativo e specializzato in contenuti riguardanti le periferie di Torino. Lorenzo Del Balzo, dottore in giurisprudenza che si occupa anche di diritti sul lavoro ha spiegato in sintesi la recente legge (novembre 2021) sulla parità dei salari tra donne e uomini mettendone in evidenza luci ed ombre, più ombre che luci in realtà. Anita Marafioti, avvocata del lavoro, in un sentito intervento ha parlato, tra l’altro, della necessità di introdurre un salario minimo per tutte e tutti (applausi scroscianti).
E’ poi intervenuta Carola Messina per l’associazione “Torino citta per le Donne” che, prendendo spunto dal tema della leadership e delle difficoltà per le donne ad accedere a posti apicali nelle gerarchie, ha presentato la loro proposta di legge regionale di iniziativa popolare, per affrontare lo squilibrio dei sessi nelle istituzioni e si fonda sull’introduzione della doppia preferenza di genere, con l’introduzione dell’obbligo di indicare nella scheda elettorale, se si vogliono esprimere due preferenze, una donna e un uomo e, infine, un numero pari di uomini e donne nelle liste elettorali.
E noi cosa abbiamo detto?
Siamo state le prime ad intervenire anche se ne parliamo alla fine!
Francesca di BtS ci ha chiesto di raccontare cosa è stato il femminismo per noi, le nostre esperienze, le nostre conquiste.
Daniela è partita con un’appassionata disamina della sua appartenenza al femminismo degli anni 70/80, ha richiamato le lotte delle donne, ricordando anche l’UDI, e le leggi per le donne che i movimenti femminili e femministi sono riusciti a realizzare: il diritto di voto nel 1946; il divieto di licenziamento per matrimonio o maternità; l’accesso delle donne all’amministrazione della giustizia; l’aborto libero, gratuito ed assistito; il divorzio; il diritto di famiglia, gli asili nido; l’abolizione del delitto d’onore e del matrimonio riparatore; la parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro; la normativa contro la violenza sulle donne; fino ad arrivare alle Pari Opportunità e alle più recenti le norme contro il femminicidio, lo stalking e il revenge porn.
Allora è vero, come dice un bellissimo slogan di School of Feminism: “Se sei una donna e puoi … ringrazia una femminista”
E poi Daniela ha parlato dell’aspetto meno legislativo e più profondo del femminismo, del personale che è diventato politico, della scoperta del nostro corpo, dei collettivi di “autocoscienza”, della messa in discussione della famiglia e della coppia, del separatismo delle donne nel movimento femminista di quegli anni, della sessualità da far emergere come riflessione sul corpo, sulla vita delle donne e della loro soggettività.
Annalisa guardando i volti delle giovani donne e dei giovani uomini presenti in sala si è chiesta quanto sapevano delle cose che Daniela stava riportando, e quanto sarebbero riuscite e riusciti a immedesimarsi in quelle emozioni.
Era importante rivendicare le lotte delle donne e le lotte di tutte e tutti le compagne e i compagni di quegli anni, che avevano l’idea di un mondo migliore, più libero, senza discriminazioni. E tante cose ci siamo portati a casa, la settimana di 40 ore, gli straordinari pagati, la riforma sanitaria, il rispetto dell’ambiente oltre a tutte le leggi già citate.
E allora non è vero che lasciamo ai giovani un mondo che non vale la pena di essere vissuto, perché in ogni battaglia vinta c’è un po’ di noi e una conquista che in un attimo se ci distraiamo ci portano via.
Ma sono i giovani chiamati a lottare. E noi, anche se ormai ultrasessantenni, continuiamo a lottare in Rifondazione comunista, rivendicato come partito comunista ma non esente da forme di patriarcato e da pratiche monosessuate. E in un momento di grande internazionalizzazione delle lotte delle donne, abbiamo sentito forte la necessità di riaffermare la pratica femminista all’interno del partito, e abbiamo deciso di riprendere i fili delle nostre storie di femminismo e rimetterle in circolo per realizzare un comunismo ripensato alla luce del femminismo.
Ci siamo chiamate CollettivA Menapace, ricordando la nostra grande e cara compagna Lidia Menapace della quale sarebbe troppo difficile riassumere in poche parole il pensiero, il lavoro teorico e le pratiche suggerite e regalate per oltre sessant’anni di attivismo femminista.
Ed è proprio come CollettivA Menapace che in questo 8 marzo, all’Off Topic, di fronte a giovani donne e uomini abbiamo condiviso alcuni pensieri sul lavoro delle donne, sulle povertà di tante durante la vita lavorativa, quando c’è, e molto più spesso da anziane, perché a volte manca anche la pensione.
Sulla legge pensionistica attuale abbiamo brevemente accennato ai problemi per le donne legati alla mancata condivisione dei lavori di cura, dei part-time forzati, della discontinuità dei lavori delle donne rispetto a quello maschile.
L’intervento si è concluso con un breve richiamo al tema della guerra in Ucraina riprendo alcuni pensieri della compagna Imma Barbarossa: “La Patria è stata inventata dal patriarcato, è l’organizzazione dei maschi in armi e dei loro interessi. La Patria è identità, appartenenza, chiusura nei confini e difesa delle frontiere, individuazione del nemico. Non si tratta di schierarsi con la propria patria e con il proprio esercito. Si tratta di sciogliere le formazioni armate combattenti, di non finanziare le industrie di armi, di demolire il concetto di patria, di usare il termine nazione che deriva da nascita, cioè da un femminile. Nazione e non nazionalismo. Né con Putin né con la Nato non vuol dire non prendere posizione, vuol dire posizionarsi nell’unico luogo giusto, quello della lotta al patriarcato e alle sue guerre in tutte le sue forme e le sue manifestazioni”.
Anche a noi applausi scroscianti. Il messaggio è partito dal cuore ed è stato capito dai e dalle giovani presente.
Peccato non avere avuto tempo alla fine per un bel dibattito tra tutte e tutti. Un’occasione di approfondimento mancata.
Ma quando alla fine tra saluti e abbracci ci siamo accomiatate Francesca e Giulia ci hanno chiamate compagne e ci hanno chiesto di lavorare ancora insieme, e con Anita ci siamo scambiate i numeri di telefono per riprendere il tema del salario minimo e tra proposte di presentazioni di nuovi libri a La Poderosa e strette di mano siamo andate via.
Che dire? Alla fine eravamo proprio contente e con in mente mille idee.
Adesso vogliamo portarle avanti con le compagne di ColletivA Menapace e con altre donne dentro e fuori il partito. E’ anche così che si fa rete. E come donne vogliamo confrontarci al di là delle sigle di appartenenza, per continuare ad analizzare e tentare di capire questo complesso meccanismo che è il mondo, la politica e le donne.
Annalisa Anzivino
Daniela Alfonzi
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