In piazza in tutta Italia per la campagna contro l’aumento delle bollette e il carovita. L’aumento dei prezzi che ha toccato a gennaio il 4,8% trainato dall’aumento delle bollette di luce e gas colpisce duramente soprattutto lavoratori dipendenti e autonomi, i ceti popolari in generale, già allo stremo a causa della crisi e di salari e pensioni tra i più bassi d’Europa.
Il servizio del TGR Piemonte | Le foto del presidio
L’aumento delle bollette e di conseguenza di tutti beni che ricade su singoli e famiglie diventa sempre più insostenibile: nel primo trimestre 2022 ci sarà un aumento del +55% per la luce e del +41,8% per il gas (fonte Arera).
Le risposte del governo Draghi sono largamente insufficienti!
Non bastano i “ristori” e gli interventi temporanei, occorrono interventi strutturali.
Bisogna: abolire accise e oneri generali; combattere la speculazione sui prezzi dell’energia; usare gli extra profitti delle aziende che producono e distribuiscono energia per combattere gli aumenti; ripristinare il controllo pubblico delle tariffe; bloccare il passaggio al “mercato libero”.
Occorre costruire un movimento in difesa dei salari e contro il “lavoro povero”.
Per tutto questo Rifondazione Comunista prosegue e rilancia la sua campagna nazionale di raccolta firme popolare contro il carovita da presentare ai Prefetti e ai Sindaci delle città.
L’aumento dei prezzi che ha toccato a gennaio il 4,8% trainato dall’aumento delle bollette di luce e gas colpisce duramente soprattutto lavoratori dipendenti e autonomi, i ceti popolari in generale, già allo stremo a causa della crisi e di salari e pensioni tra i più bassi d’Europa. Ci sono 5 milioni di lavoratrici e lavoratori che hanno stipendi mensili sotto i mille euro e centinaia di migliaia di partite iva hanno dovuto cessare l’ attività. Nel nostro martoriato paese ben il 27% della popolazione è a rischio povertà. La situazione per le famiglie a basso reddito è molto più grave di come viene dipinta dalle statistiche per la concomitanza di due fattori. Il primo è che tanto più basso è il reddito, tanto più assorbente diventa la quota di salario destinata all’acquisto dei beni di prima necessità e a pagare le bollette, arrivando in molti casi ad assorbirlo tutto.
In secondo luogo perché sono proprio questi beni di sussistenza ad aver subito insieme alle bollette aumenti esorbitanti. Altro che 4,8%! Generi di base indispensabili come l’olio, la verdura e la pasta sono aumentati secondo l’Istat fino a due tre volte il tasso d’inflazione!
E una situazione drammatica prodotta da anni di blocchi contrattuali, di aumenti così limitati, non solo nei contratti pirata, da essere annullati dall’inflazione in pochissimo tempo anche perché ancorati a un indice, l’IPCA che esclude i prezzi dell’energia.
E’ ora di rilanciare le lotte per imporre al governo e ai padroni salari dignitosi nel pubblico e nel privato contro l’intenzione palese di scaricare l’inflazione sui salari e sulle pensioni.
Chiediamo al governo di approvare subito un provvedimento di blocco degli aumenti delle bollette come in Francia e Spagna, di calmierare i prezzi dei beni di prima necessità, di introdurre un salario minimo legale di 10 euro netti all’ora per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori, di reintrodurre uno strumento automatico di adeguamento di salari e pensioni all’inflazione come la scala mobile.
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