di Giorgio Pellegrinelli*
Ho scritto queste righe dopo lo sciopero della filiera Amazon (22 marzo) e quello dei riders (26 marzo). Scioperi a cui è andato il nostro sostegno, anche con partecipazione fisica dove si è riusciti e che , a mio parere, ci dovrebbe far riflettere.
Per inciso nel solo venerdi 26, a Torino ben 5 “manifestazioni” diverse ( sciopero trasporti, scuola,2 dei riders, embraco, senza citare tassisti e spettacoli viaggianti, penso meno vicine alla nostra concezione ma comunque specchio anche loro di difficoltà) hanno popolato piazze diverse e giovedi c’è stata quella sulla sicurezza dei lavoratori pubblici, sabato quello dello spettacolo, oltre all’evento sul M Adelaide.
Senza entrare nel merito e ben sapendo che le ragioni, anche importanti, per dividersi esistono sempre la domanda che viene spontanea : ma perché non si riesce a intendersi su poche rivendicazioni essenziali (tipo blocco dei licenziamenti,salario universale,diritti di base per tutte le forme di lavoro,assunzioni nei servizi fondamentali, vaccino per tutti ….) sfruttando il principio(me lo diceva un rider venerdi) che meglio una botta da 10000 persone che 10 da 100.Che darebbe molto di più l’idea di una ribellione di popolo, piuttosto che di sacrosante lotte particolari.
Ma non voleva essere questa la mia riflessione che affronta due questioni, presenti anche al nostro interno e in tanti settori di sinistra.
La prima è la sopravvivenza (per me non è una sorpresa) delle connotazione di classe. Intendiamoci non che i magazzinieri o i fattorini autisti siano improvvisamente diventati tutti guardie rosse ma che anche questi settori, spesso al confine tra lavoratori autonomi e precari disarticolati, per reagire allo sfruttamento, al sottosalario, alla assenza di diritti ritrovano una dinamica di classe e utilizzano lo strumento storico dei lavoratori, lo sciopero. Per altro anche nella stessa culla di Amazon è in corso una battaglia per far entrare il sindacato in uno dei depositi più grandi degli Stati Uniti (6000 dipendenti).
Tutto come prima, si torna al proletariato dietro la falce e martello? No di certo,ma sarebbe utile che i tanti , anche tra quelli vicini a noi, che hanno letto la evoluzione del modello capitalistico, della sua divisione del lavoro e della corrispondente composizione di classe come fine o marginalizzazione del conflitto di classe ci riflettessero un po’.Anche i lavoratori più “ moderni” reagiscono tentando l’azione collettiva e sindacale e che , oggi come ieri, lo sciopero fa male al padrone, basta vedere quante risorse sono state spese da Amazon, ma anche dai media vicini a Confindustria, per convincere l’opinione pubblica che la lotta non aveva ragioni e …non andava fatta.E non andava fatta nei settori di punta del capitalismo attuale, quelli regolati non da un capo cattivo ma da un algoritmo scientifico e al di sopra delle parti !
Semmai da ricordare come valore aggiunto, il giusto appello di chi lottava ai “clienti” perché, almeno per quel giorno si astenessero dal fare ordini. Proponendo una occasione di ricomposizione in tempi di contrapposizioni dilaganti.
La seconda riflessione è più di ordine soggettivo/psicologico. Quante volte i sindacalisti, i delegati ma anche i compagni che proponevano una lotta, fosse sindacale di settore o generale ,si sono sentiti dire “ hai ragione …ma io sono sotto ricatto, sono debole, sono precario……”.Nessuno può negare che l’involuzione dei rapporti di lavoro, anche grazie a demenziali scelte delle forze politiche e sindacali, abbia reso tutti più deboli, ma queste vicende dimostrano che se anche le figure più precarie e disorganizzate possono provarci, e riuscirci ,allora sono perlomeno discutibili le giustificazione di tanti milioni di lavoratori che , nonostante tutto, hanno ancora diritti e contratti . A partire da quasi tutto il settore pubblico, l’industria, il credito e le assicurazioni,i trasporti,le telecomunicazioni e tanti altri.
Tutti lavoratori ancora in grado , se lo volessero loro e lo volessero i loro sindacati, di esercitare enormi pressioni sui loro datori di lavoro e sul governo per riconquistare salari adeguati,diritti e magari anche qualche pezzo di società più decente, per esempio in grado di curare tutti o di garantire l’istruzione ad ogni bambino.
Se lo hanno fatto loro….possiamo farlo tutti!
Giorgio Pellegrinelli- Commissione lavoro Prc Torino
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