Dalla parte degli sfruttati e non di Marchionne

Quanto valore viene dato a Marchionne? Fino a ieri sappiamo. Nel 2014, anno della fusione Fiat Chrysler, tra stipendio, premi e azioni, l’ad ha incassato 60 milioni di euro. Senza parlare degli altri anni. Una montagna di soldi , più di quanto avessero percepito 3 mila lavoratori tutti assieme. Nei peana a non finire di questi giorni è stato detto che Marchionne ha compiuto il miracolo del risanamento della Fiat e del rialzo delle quotazioni in Borsa dei titoli aziendali.

Peccato che Marchionne è anche colui che ha ridotto drasticamente la forza lavoro da 120 mila unità del 2000 alle 21 mila di oggi. A Mirafiori, nel più grande stabilimento d’Europa, è rimasto poco più di nulla. Una vera e propria debacle dal punto di vista occupazionale. Ed ancora: Marchionne è colui che più di altri ha ridotto la forza lavoro a merce, a variabile dipendente della produzione e della profittabilità aziendale. Da una parte la vita di un uomo che ha impersonato alla perfezione i progetti del capitalismo globale finanziario di contrazione di occupazione, diritti, negazione della dignità del lavoro, una vita soppesata a peso d’oro. Dall’altra parte vite di lavoratori e lavoratrici che, dal punto di vista padronale, sono vite che contano poco o nulla, forza lavoro usa e getta. Ora che le condizioni di salute di Marchionne lasciano presagire il peggio l’apprensione è per le oscillazioni dei mercati finanziari. Ancora una volta i lavoratori vengono in secondo piano o nemmeno vengono menzionati. Titolano allarmati alcuni quotidiani online: “per i titoli del gruppo apertura a Piazza Affari in profondo rosso”. Mike Manley nominato, senza perdere troppo tempo, nuovo amministratore delegato è chiamato, come il suo predecessore, a rassicurare e garantire in primis i mercati finanziari. Anche la sua dedizione alla causa capitalistica sarà ripagata a peso d’oro. Sino a quando servirà. Tanto denaro in cambio di tanto più denaro. A pensarci bene niente che dia per davvero dignità e valore alla vita. Dignità e valore lo dà la lotta contro lo sfruttamento e l’oppressione dell’uomo sull’uomo, la lotta per un mondo migliore e più giusto. Per questo nessun peana da parte nostra nei confronti di un manager, definito dai suoi simili, “geniale”, “visionario” ma che ha usato questa sua capacità per fare gli interessi della classe degli sfruttatori e degli speculatori finanziari. (e.l.)

Torino, 23 luglio 2018

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