Alle amministrative di Torino con un progetto unitario e alternativo. La proposta di Rifondazione Comunista

di Ezio Locatelli*
In un articolo comparso su “volerelaluna” si rimarca, come a pochi mesi dalle elezioni, non si sia ancora aperto un dibattito a sinistra, nei movimenti che hanno condotto in questi anni tante battaglie egualitarie, ambientaliste, in tema di diritti alla salute, al lavoro, alla casa o battaglie storiche come quella NoTav, un dibattito che abbia come obiettivo quello di segnare un percorso che non sia al carro di politiche liberiste e confindustriali di varia natura. Giusta osservazione che si accompagna all’auspicio che qualche voce fuori dal coro faccia capolino.

Detto ciò il problema è come cercare di tradurre questa osservazione e auspicio in qualcosa di più, in un impegno alla costruzione di una proposta unitaria delle forze alternative, antiliberiste, politiche e di movimento, quelle stesse forze – e noi tra queste – che per l’appunto in questi anni si sono battute contro la supremazia del privato sul pubblico, le esclusioni sociali, la grandi opere speculative, in una parola contro il sistema Torino. Un impegno che ci portò cinque anni fa a far parte integrante dell’esperienza di “Torino in Comune” egregiamente rappresentata dalla consigliera comunale Eleonora Artesio.
Ecco, noi pensiamo che ancor più di ieri, stante l’ulteriore slittamento a destra del quadro politico, si debba perseguire, non abbandonare, la strada di una presenza unitaria, alternativa agli attuali schieramenti politici di centrodestra, centrosinistra, M5S, tutti schieramenti accomunati dall’ideologia della competitività, da una visione della società che ha come feticcio un modello di crescita basato su indicatori di natura produttivistica, affaristica, consumistica. E’ in ragione di questa ideologia che Torino, ormai da anni, si è sdoppiata in due diverse città: la prima quella delle classi dirigenti, benestanti che hanno adottato il mantra di una città dell’eccellenza, dell’innovazione, dei grandi eventi; la seconda quella delle classi popolari impoverite che sopravvivono tra sfratti, disoccupazione, lavori precari, di classi relegate per lo più nei quartieri di Vallette, Regio Parco, Aurora, San Salvario, Falchera, Mirafiori. Uno sdoppiamento che si è manifestato addirittura sul piano della salute delle persone:cinque anni di aspettativa di vita separano i benestanti della collina dagli abitanti dei quartieri più poveri.

Siamo in presenza di una città diseguale, resa ancor più diseguale dalla pandemia, emblematicamente raffigurata in due fotografie alquanto diverse che riguardano la qualità della vita nelle città italiane. Per il quotidiano confindustriale “il Sole 24 ore” Torino, in materia di ricchezza, consumi e affari è al 21esimo posto nella classifica delle città italiane. Di tutt’altro tenore la graduatoria stilata dall’Università la Sapienza circa la qualità della vita nelle città italiane. Secondo questa graduatoria Torino è passata dal 46esimo al 64esimo posto precipitando al di sotto dei livelli considerati accettabili. Tanti sono i fattori che hanno concorso a tale perdita, a decenni d’impoverimento e di abbattimento dei livelli di vivibilità: chiusura di servizi pubblici, sanitari, sociali, educativi e culturali, taglio dei trasporti pubblici, mancanza di una politica della casa, di un piano per il lavoro, aumento della condizione di precarietà. Insostenibile che un giovane su due non abbia un’occupazione. Responsabilità che non possono essere ascritte solo al Comune ma a tutti i livelli istituzionali, che coinvolgono i diversi schieramenti politici che si sono succeduti nel corso degli anni ai diversi livelli.

E proprio in ragione di ciò che è sbagliato il pensare che, dopo la prova disastrosa del M5S, si possa tornare al sistema Torino, alla competizione tra centrosinistra (centro più che sinistra) e centrodestra. Sbagliato anche ricorrendo alla foglia di fico di candidature che si ritengono più o meno presentabili. Ecco perché si deve lavorare alla costruzione di una alternativa incentrata sulla produzione di beni pubblici e comuni, sul sociale, su criteri di vivibilità ambientale, su obiettivi di accoglienza, coesione, uguaglianza, in una parola di sviluppo umano. L’esatto contrario di ciò che è stato fatto in questi anni. L’unica possibilità per fare questo è di mettere insieme le forze sociali, politiche, di movimento alternative, antiliberiste che in questi anni sono state protagoniste di tante lotte per il cambiamento. Sarebbe del tutto incomprensibile il presentarsi in ordine sparso. Come Rifondazione Comunista intendiamo lavorare fin da subito a questo progetto con tutte le forze disponibili.

*segretario provinciale di Rifondazione Comunista di Torino

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