Richiesta urgente al prefetto di Torino- lettera di Ezio Locatelli

Oggetto: Richiesta di rendere pubblici gli elenchi delle aziende in produzione con o senza deroghe rispetto a quanto disposto dal Dpcm 22 e 25 marzo 2020 e smi

Al fine di rendere edotti la popolazione, le associazioni sociali e le parti politiche dell’applicazione delle disposizioni citate in oggetto il Partito della Rifondazione Comunista chiede alla S. V. di rendere immediatamente pubblici gli elenchi delle aziende attive, ovvero ricomprese nei codici ATECO del DPCM 25 marzo (“produzioni essenziali”) e soprattutto di quelle che nelle ultime due settimane hanno richiesto deroghe per riaprire.

 

I sindaci e le Asl siano informati tempestivamente su ciascun territorio dei flussi e degli spostamenti delle persone per le produzioni essenziali e per le deroghe concesse. La prefettura proceda con controlli massicci su tutte le produzioni attive. Al posto di App fantasiose per controllare chi porta a spasso il cane, della quotidiana caccia mediatica ai “passeggiatori”, sarebbe molto più utile mappare il movimento di migliaia di lavoratori che tutti i giorni sono obbligati a muoversi per garantire le esigenze vitali di noi tutti e probabilmente anche di troppe produzioni assolutamente non indispensabili.

L’elenco dei Codici ATECO prevede già maglie estremamente larghe, a titolo di esempio le fabbriche di armi (a Cameri si continuano ad assemblare F35) e dell’aerospazio sono attive senza bisogno di deroghe. Inoltre il meccanismo delle deroghe, attraverso il silenzio assenso, sta consentendo riaperture ben oltre le produzioni essenziali. La farraginosità delle procedure, la difficoltà dei controlli e le furbizie delle aziende nel giocare con i codici ATECO, rischiano di compromettere le misure di distanziamento sociale, unico argine al diffondersi del virus.
Inoltre, se si chiede la riattivazione aziendale per codici ATECO marginali rispetto alle produzioni principali, va ridotta proporzionalmente sia la presenza dei lavoratori, sia il numero di ore settimanali lavorate, in base al peso in azienda di quello specifico codice ATECO, salvo la riconversione di produzione. Questo vuol dire essere seri, il resto è irresponsabilità. Ad oggi scarseggiano dispositivi di sicurezza per operatori sanitari e medici di base, le produzioni nazionali di Dpi non soddisfano neppure le quotidiane necessità. Come si può garantire quegli stessi dispositivi a chi deve recarsi a lavoro in fabbrica?
Di fronte al virus il rischio ancora una volta è di non essere tutti uguali, perché già prima le differenze erano evidenti. Confido pertanto in un Suo intervento positivo.
Attesa la gravità della emergenza sanitaria che stiamo vivendo ritengo di divulgare questa lettera alle agenzie di stampa locale.

Si ringrazia la S.V. per l’attenzione.
Distinti Saluti

On. Ezio Locatelli
Segretario di Rifondazione Comunista federazione di Torino

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