Lavoriamo per un’alternativa sociale e politica

Documento approvato dalla Direzione nazionale del Partito della Rifondazione Comunista, Roma 7 ottobre 2019.
La Direzione Nazionale del Partito della Rifondazione Comunista
saluta con gioia l’immensa partecipazione alle manifestazioni per lo sciopero mondiale per il clima. Che milioni di ragazze e ragazzi scendano in piazza con la parola d’ordine “Cambiare il sistema non il clima” è un fatto politico fondamentale. Grazie alle nuove generazioni l’emergenza ambientale è finalmente posta al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica con un approccio che non riguarda solo gli stili di vita individuali ma le logiche del capitalismo neoliberista a livello planetario. E’ infatti evidente come all’origine della catastrofe ambientale vi sia la logica del profitto come unico criterio attorno a cui organizzare la produzione e le relazioni sociali.

Per questo l’orizzonte comunista inteso come la necessità di superare lo sfruttamento dell’umanità e della natura da parte del capitale si ripropone oggi non come utopia ma come necessità e il progetto di un nuovo socialismo del XXI secolo appare più che mai urgente. Non si tratta solo di invocare una rottura di sistema ma di proporre e praticare concreti obiettivi di lotta e rivendicazione che contrastano con il capitalismo neoliberista.
Dopo il movimento delle donne, questo è il secondo movimento globale che si costituisce in questi ultimi anni ed è bene sottolineare con forza come questi movimenti propongano una risposta ai problemi fondamentali dell’umanità: la cura del pianeta e delle persone, la liberazione, l’eguaglianza e il rispetto a partire dalla denuncia della violenza di genere e dell’uso dei ruoli sociali per riprodurre o consolidare gerarchie.
Per questo ribadiamo che la nostra proposta politica si fonda sulla pratica dell’intersezionalità a partire dall’incontro, dal dialogo e dalla cooperazione tra i soggetti che lottano per il superamento delle diverse contraddizioni e ingiustizie sociali. La costruzione del soggetto della trasformazione non può essere un processo gerarchico ma cooperativo basato sul reciproco riconoscimento dei soggetti in lotta e sull’individuazione del comune avversario.
Con questa impostazione vogliamo affrontare anche l’attuale fase politica e sociale del nostro paese.
Abbiamo contrastato a fondo la protervia delle destre fascistoidi che pretendevano – forzando il quadro della legalità Costituzionale – di poter decidere la data delle elezioni secondo convenienza imponendo come presunto atto dovuto lo scioglimento delle Camere. L’abbiamo contrastata anche contro il gruppo dirigente del PD che, alla faccia della lotta contro le destre, aveva aperto nelle prime ore della crisi alla proposta delle elezioni anticipate ipotizzando di poter trarre una rendita di posizione conquistando il secondo posto per ricostruire il bipolarismo.
L’abbiamo contrastata ponendo l’urgenza democratica di modificare la legge elettorale in senso proporzionale per evitare che il proposito di avere “pieni poteri” potesse essere realizzato da Salvini o da qualche altro.
La positiva sconfitta subita da Salvini sul terreno parlamentare e dell’immagine – elemento da non sottovalutare per chi voleva presentarsi come infallibile e onnipotente uomo della provvidenza – non rappresenta però in alcun modo la fine del progetto politico fascioleghista o un crollo nel suo sostegno di massa. Salvini risponde da destra ad un bisogno sociale effettivo di uscita dalla condizione di incertezza e sofferenza sociale che stiamo da troppi anni vivendo. Fino a quando non sarà esplicitata a livello di massa una uscita da sinistra, chiara e praticabile, da questa situazione, Salvini continuerà ad essere depositario di un forte consenso popolare.
Per fermare Salvini sul piano parlamentare è nato il governo Conte 2, completamente legittimo sul piano costituzionale ma che non è in alcun modo il nostro governo, per i suoi contenuti programmatici e i suoi riferimenti politici e sociali, in Italia come in Europa.
Il punto fondamentale è che l’indirizzo “moderato” del governo non costituisce una positiva inversione di tendenza nei fatti e nemmeno nella percezione a livello di massa. Nell’attuale disgregazione e sofferenza sociale, le politiche annunciate da questo governo non determinano una svolta in grado di sconfiggere le illusioni reazionarie nazionaliste e razziste delle destre fascistoidi.
La sinistra antiliberista e anticapitalista ha il dovere di lavorare per l’alternativa, anche incalzando la nuova maggioranza e facendo leva sulle aspettative che ha sollevato. Da questo punto di vista i 10 punti contenuti nell’appello di tanti intellettuali e personalità della sinistra sociale durante la crisi estiva rappresentano un’agenda di priorità rispetto alle quali il nuovo governo si mostra del tutto inadempiente per l’incapacità di rompere con l’impianto neoliberista.
La costruzione dell’alternativa, praticabile qui ed ora, è il compito del Partito della Rifondazione Comunista e di tutta la sinistra antiliberista e anticapitalista. Come mostrano i movimenti globali e come registriamo ogni giorno la situazione sociale non è normalizzata o pacificata ma fortemente segnata dal disorientamento e dalla debolezza di un punto di vista di classe e di sinistra.
Noi dobbiamo indicare con forza la prospettiva dell’alternativa – alle destre e al liberismo – e costruire attorno ad esse le necessarie mobilitazioni e convergenze sociali in grado di modificare i rapporti di forza. Il movimento sviluppatosi in Veneto contro la legge regionale sull’edilizia residenziale pubblica – e il ruolo fondamentale svolto dal nostro partito – dimostra che sul terreno sociale è possibile conquistare un ruolo politico anche laddove non si è presenti nelle assemblee elettive e che la costruzione di un protagonismo delle classi popolari nella difesa dei propri diritti è oggi più che mai essenziale.
Per questo, nel ritenere completamente sbagliata la scelta di chi ha deciso di far parte e di appoggiare in maniera subalterna il governo, non riteniamo però che la nostra collocazione politica all’opposizione sia sufficiente soprattutto se non tiene conto del mutamento di fase che stiamo attraversando. Sul piano locale e regionale non viene meno la necessità di costruire liste/coalizioni di sinistra e ambientaliste con programmi alternativi alle politiche perseguite dal centrodestra e dal PD. Il fatto che il M5S salti dal rapporto con Salvini a quello col PD non riduce di per sé la nostra alternatività rispetto ai poli esistenti. E’ giusto confrontarsi con un quadro nuovo, ma il rinnovamento si misura sui fatti e gli indirizzi concreti. La riproposizione del frontismo contro le destre rischia semplicemente di riprodurre la gabbia del bipolarismo e di dare per avvenute svolte e discontinuità per ora solo immaginarie. La Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanzia 2020 (NaDef) mostra chiaramente che ai buoni propositi generici non segue la volontà politica di un’inversione di tendenza autentica rispetto ai governi precedenti.
A partire dalla nostra piena autonomia politica ci impegniamo a costruire, nel conflitto sociale come nel dialogo con le organizzazioni sociali e politiche, una coalizione sociale, culturale e politica per l’alternativa. C’è bisogno nel nostro paese di un movimento sociale e politico per l’alternativa a livello di massa.
I contenuti su cui costruire questo movimento sono dati dalle emergenze sociali e democratiche che vive il paese. E’ quindi necessario:
1) Diritto alla pensione per tutte/i con 40 anni di contributi indipendentemente dall’età; Pensione di vecchiaia a 62 anni per gli uomini definizione di annualità di vantaggio per le donne in relazione al lavoro di cura svolto nel corso della vita. Pensione di garanzia per i giovani.
2) Abolizione dei ticket e superamento delle liste di attesa, difesa e rilancio della sanità pubblica e del servizio sanitario nazionale.
3) Centralità della scuola e dell’università pubbliche recuperandone ruolo assegnato dalla Costituzione. Abolizione Buona Scuola.
3) Piano del lavoro per un milione di posti di lavoro finalizzato alla riconversione ambientale e sociale dell’economia e delle produzioni, alla manutenzione e messa in sicurezza del territorio e al rilancio dello stato sociale, della sanità, dei servizi pubblici.
4) Abolizione del JOBS ACT e delle norme che precarizzano il lavoro. Reintroduzione articolo 18. Superamento esternalizzazioni e legge contro finte cooperative. Misure reali per sicurezza sul lavoro. Salario minimo. Riduzione dell’orario di lavoro a 32 ore settimanali. Reddito minimo garantito e piano straordinario per il diritto alla casa.
5) No a qualsiasi autonomia differenziata che distrugge ogni eguaglianza tra i cittadini e aggrava squilibri tra aree del paese.
6) Introduzione di una patrimoniale sulle grandi ricchezze e deciso aumento della progressività delle imposte indispensabile per rifinanziare stato sociale, servizio sanitario nazionale, servizi pubblici. Più tasse ai ricchi!
7) Decarbonizzazione. Difesa beni comuni. No alle inutili grandi opere che devastano il territorio e garantiscono unicamente speculazioni, investimenti nel trasporto pubblico sostenibile. Stop al consumo di Suolo. Legge urbanistica. Per dare un primo impulso alla riconversione ambientale vanno eliminati gli incentivi alle fonti fossili. Ripubblicizzazione acqua e servizi locali. Piano per la mobilità con priorità per pendolari.
8) Abrogazione norme “decreti sicurezza” Minniti-Orlando-Salvini-Di Maio.
9) Drastica riduzione spese militari. No F35. Adesione Italia a Trattato di messa al bando delle armi nucleari.
10) Introduzione di una legge elettorale proporzionale pura, garanzia di salvaguardia della democrazia costituzionale e di rappresentatività del parlamento.
Sono questi i contenuti su cui il Partito decide di far partire una campagna di massa in tutto il paese e di costruire a tutti i livelli – nazionale come territoriale – le indispensabili interlocuzioni sociali.
La vergognosa risoluzione del parlamento europeo che equipara il comunismo al nazifascismo testimonia quanto il pensiero unico neoliberista abbia affermato la propria egemonia saldandosi a un nuovo anticomunismo. Abbiamo il dovere di sviluppare il massimo di iniziativa politico-culturale contro questa operazione trasversale a livello europeo, nazionale e territoriale.

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