Ricordo di Marcella Filippa

In ricordo di Gianni Alasia
Torino, 4 luglio 2015, Camera del Lavoro
Ce ne vorrebbero tanti di uomini come Gianni Alasia.
Uomo schietto e diretto, che si è sempre interrogato sul senso della vita e costantemente alla ricerca della libertà, delle libertà.
Amava confrontarsi con gli altri, guardava al mondo e alla vita con occhi stupiti.
Ti guardava negli occhi sempre, quando ti chiedeva – appena lo incontravi – Come stai? Un’attenzione alla persona prima di tutto, sia quando si approntava a discutere sia quando ti ascoltava o narrava le sue vicende, spesso in lingua piemontese, la sua lingua prediletta, la sua lingua madre.
Un uomo del dialogo capace di riconoscere l’unicità e le differenze di uomini e donne. Proprio per questo con altri fu tra i soci fondatori della Fondazione Vera Nocentini nel 1978. Fondazione che frequentò sempre negli anni, sia negli incontri più formali, sia nelle iniziative che man mano realizzavamo, sia anche solo per venirci a trovare e stare un po‘ insieme a parlare di tante cose, dalle più leggere alle più impegnative e profonde.
Qui oggi in questo ultimo incontro mi piace ricordarlo attraverso il suo ultimo libro, di cui mi fece dono qualche anno fa, appena venne pubblicato, Nelle verdi vallate dei tassi: la libertà, dedicato a Pierina “compagna dolcissima della mia vita”. Il dono è la cifra di una relazione, e quel dono lo conservo come un prezioso ricordo tra i miei libri più cari.
Un libro fabuloso, una fiaba d’altri tempi per raccontare l’esperienza fondante della sua vita, la Resistenza, attraverso le gesta degli animali che danno vita alla banda della Spinoncia – cervi scoiattoli caprioli e tassi – animali di gran lunga migliori degli esseri umani. I reduci, quelli che sono sopravvissuti della banda Spinoncia ritornano di tanto in tanto in quella valle.
Molte speranze sono rimaste deluse.
Ma non c’è da perdersi d’animo.
“ E le strade dell’avvenire come i nostri amici hanno appreso nella loro giovinezza, sono sempre lunghe e accidentate e vanno percorse con tenacia”, scrive Gianni congedandosi dal libro. “Si può dire quel che si vuole, ma l’esigenza di una società giusta, di liberi ed uguali è e rimane vitale”, farà dire a Spinone, uno dei protagonisti della fiaba.
Perché Gianni non si mai perso d’animo, nella sua vita e nelle sue tante vite, anche se negli ultimi tempi la perdita di Pierina l’aveva segnato profondamente.
Un uomo che ha saputo ricominciare tante volte, ogni volta che ce n’era bisogno, nascendo e rinascendo tante volte, proprio come ci esorta a fare María Zambrano, grande filosofa spagnola del Novecento.
Gianni uomo schietto trasparente generoso, uomo del dialogo, virtù del Novecento? O virtù che ancor oggi ci accompagnano e ci possono accompagnare ?
Ciao Gianni rimarrai nei nostri cuori. Ci mancherai. Ciao Astro, nome di battaglia che scegliesti negli anni di guerra, nome simbolico, potente e luminoso, come le stelle nella notte buia. Ma poi sappiamo che dopo la notte, giunge l’aurora, luce fioca, sottile e poi via via più luminosa, che apre al nuovo giorno, tutti i giorni della vita, delle nostre vite.
“Appena un chiarore silenzioso, che cancella le tenebre più che disfarle. L’ora della libertà – scrive Zambrano - , l’interregno dove tutto è possibile, dove tutto è amore che obbedisce senza fatica, il regno interposto tra i due regni della luce e dell’oscurità. Il regno che non è regno, perché non ha altro imperativo che quello dell’amore inconsapevole, l’amore beato, ancor privo di ombra. Fa giorno”.

Marcella Filippa
Fondazione Vera Nocentini

Tesseramento 2023

 

  

 

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